Risulta essere abbastanza recente nel tempo il dilagare della moda dei cosiddetti “buy back” anche a Piazza Affari: tale operazione consiste sostanzialmente nell’acquisto da parte di una determinata società quotata di azioni proprie presenti sul mercato. Sono due le principali ragioni per cui le società tendono a ricorrere a questo tipo di operazione particolare: 1)ridurre il costo del capitale; 2)segnalare al mercato che il prezzo del titolo in borsa è sottovalutato. Il buy back è, quindi, anzitutto uno strumento volto a rendere più leggero il peso della remunerazione del capitale attraverso la diminuzione del numero delle azioni in circolazione. L’operazione può essere gestita anche al fine di togliere dal mercato le azioni di risparmio, che per l’azienda rappresentano l’onere maggiore da remunerare. Al di là delle logiche aziendali di risparmio sui costi, la società che prende la decisione di riacquistare azioni proprie compie in effetti un’azione di immagine. Tale società andrà infatti a mostrare in questo modo la sua totale fiducia nelle potenzialità future del titolo e, ritenendolo penalizzato in maniera ingiusta, ritiene di dover intervenire in suo sostegno. La giustificazione che sta dietro questo ragionamento è la seguente: se un’azienda non ritenesse sottovalutati i propri titoli non disperderebbe mai liquidità per riacquistarli, ma impiegherebbe i fondi disponibili per altri investimenti, probabilmente più remunerativi.
La moda dei buy back
Oltre ai due motivi appena accennati, vi sono anche altre considerazioni di ordine pratico che possono indurre le società quotate a ricorrere al buy back. Ritirando azioni dal mercato e trasferendole nei forzieri della società, infatti, si allontanano le possibilità di scalate ostili. Nel frattempo si vanno a immagazzinare azioni che possono essere cedute in futuro come strumenti di scambio, in occasione di eventuali fusioni con altre società. Sono ancora due le possibilità: o le azioni vengono cedute a soci di minoranza che intendono uscire dalla compagine azionaria, o sono utilizzate per le operazioni di stock option, ovvero di remunerazione dei dipendenti attraverso l’assegnazione di quantitativi di azioni. Operazioni di buy back possono inoltre essere usate dalla società per riacquistare l’intero pacchetto di controllo di società controllate in un’ottica di successiva cancellazione dal listino e cessione a terzi di queste ultime. Bisogna poi tenere conto che con l’acquisto di azioni proprie si riduce il capitale sociale in circolazione, cosa questa che, a parità di profitti, fa innalzare l’utile per azione da distribuire ai soci e consente anche di aumentare la redditività dei mezzi propri dell’azienda, il cosiddetto Roe (Return on equity). A favorire il ricorso all’acquisto di azioni proprie è infine la presenza di bassi tassi di interesse.
Operazioni di cessione
Le operazioni di cessione si presentano quando la proprietà di un’azienda o di un ramo di essa viene ceduta a terzi contro un corrispettivo che può essere stabilito in denaro o in quote o in azioni di società. Il prezzo di cessione viene fissato tra le parti in base alla loro forza contrattuale, sulla base di un bilancio straordinario che valuta l’azienda come unico complesso in grado di generare reddito e ne determina in questo modo il valore economico. Il contratto di cessione comporta il subentro dell’acquirente in tutti i contratti in corso di esecuzione relativi all’azienda ceduta.
Operazioni di fusione
Le fusioni avvengono quando due o più società si estinguono, dando origine a una nuova società o quando una società ne incorpora un’altra. In quest’ultimo caso si parla appunto di fusione per incorporazione. I consigli di amministrazione redigono al riguardo un prospetto di fusione che deve essere presentato alle assemblee per l’approvazione.
Operazioni di trasformazione
Le trasformazioni sono quelle operazioni con cui una società modifica il proprio atto costitutivo e cambia quindi forma sociale. In particolare, la legge impone la trasformazione alle società di capitali che, per effetto delle perdite, presentano un capitale al di sotto del minimo legale. Con la trasformazione la società non si estingue: vengono quindi mantenuti i rapporti giuridici preesistenti e la continuità dei valori contabili.
Operazioni di scorporo
Le operazioni di scorporo tendono a manifestarsi quando una società preesistente, la quale continua ad esistere, conferisce la propria azienda, o un ramo di essa, in una nuova società appositamente costituita o in un’altra già esistente, ricevendo in contropartita azioni o quote. Si ricorre solitamente allo scorporo quando, ad esempio, si vogliono separare rami di gestione attiva da quelli in crisi, esternalizzare alcuni servizi o più in generale andare a migliorare l’efficienza dell’azienda, rendendola in tal modo più snella. Molto frequente sono soprattutto gli scorpori dei rami immobiliari con conferimento a nuova società e successiva quotazione in borsa.
Operazioni di liquidazione
Le operazioni di liquidazione avvengono invece quando una determinata azienda cessa la propria attività. Le attività vengono dunque riconvertite in denaro e le passività estinte con pagamento dei creditori. La liquidazione può essere volontaria, quando viene attuata per una decisione dei soci, oppure può essere anche forzata, quando viene imposta dall’autorità giudiziaria secondo i modi che sono stati stabiliti e previsti dalla legge.