Le azioni sono la principale merce oggetto di scambio sui mercati azionari. Le aziende, per poter funzionare, hanno bisogno in maniera costante di capitali e hanno due modi per procurarseli: 1)ricorrere al prestito bancario; 2)rivolgersi sul mercato dei capitali attraverso la quotazione in borsa. In questo secondo caso, quando una società decide di quotarsi sul mercato azionario, decide anche di rinunciare a una parte del proprio capitale sociale, inteso come ammontare delle azioni sottoscritte dai soci al momento della fondazione della società. Chi acquista azioni diventa socio della società con tutti i relativi diritti e doveri che ciò comporta.
Le varie categorie di azioni
Le azioni che una società può emettere possono essere sostanzialmente di tre tipi. Vediamoli insieme.
Azioni ordinarie. Sono le azioni più diffuse e l’unico tipo azionario che dà il diritto di partecipare attivamente alla vita della società, con possibilità di intervento sia alle assemblee ordinarie che a quelle straordinarie. Fiscalmente, le azioni ordinarie sono dei titoli nominativi, ovvero titoli intestati all’azionista che viene iscritto nello specifico registro tenuto dalla società: dunque possedere azioni ordinarie non permette di godere dell’anonimato fiscale. Il possesso di questa tipologia di azioni comporta diversi obblighi e diritti, tra cui i più importanti sono: 1)diritto di voto e di intervento in sede assembleare, permettendo al socio di partecipare alla gestione della società e all’approvazione del bilancio; 2)diritto d’opzione, nei casi di assegnazione gratuita di nuove azioni e di aumento a pagamento del capitale; 3)diritto di liquidazione, ovvero il rimborso delle azioni in caso di scioglimento della società; 4)diritto di recesso, cioè il rimborso delle azioni in caso di dissenso del socio sul cambiamento dell’oggetto sociale o trasferimento di sede; 5)diritto di impugnazione delle delibere assembleari; 6)diritto di richiedere la convocazione dell’assemblea; 7)diritto di denuncia in tribunale; 8) diritto di denuncia al collegio sindacale.
Azioni privilegiate. Rispetto alle azioni ordinarie, esse incorporano – come dice lo stesso nome – un privilegio che riguarda la ripartizione degli utili e quella del capitale in caso di scioglimento della società. Chi detiene questo tipo di azioni ha diritto di priorità nella distribuzione dei dividendi, diritto determinato discrezionalmente dalla società. In cambio però di questi privilegi, i possessori di azioni privilegiate non possono partecipare alle assemblee ordinarie.
Azioni di risparmio. La loro introduzione risale al 1974 e possono essere emesse solo da società quotate in borsa: il loro importo non può superare, unitamente alle altre azioni a voto limitato, la metà del capitale sociale. Ai possessori non è permesso di partecipare a nessuna assemblea, ma viene comunque fornita una serie di privilegi (prelazione di rimborso sugli altri tipi di azioni in caso di liquidazione, dividendo superiore al 2% rispetto a quello distribuito alle azioni ordinarie…). Le azioni di risparmio sono titoli al portatore e possono essere trasformate in titoli nominativi solo su richiesta del possessore.
Quali azioni scegliere
A seconda della categoria di appartenenza le azioni offrono rendimenti diversi e inglobano diritti diversi. Se le azioni privilegiate e quelle di risparmio offrono senza dubbio una remunerazione più generosa, quelle ordinarie danno maggiori possibilità di guadagno nel caso diventino oggetto di scalata in borsa, una situazione che al piccolo azionista conviene sempre sfruttare in quanto di solito porta il titolo alle stelle.
Investire in azioni
L’investimento in azioni è considerato uno dei più rischiosi. La regola generale è: “non investire in borsa più di quello che si è disposti a perdere“. Se il titolo scende, infatti, ci può essere una perdita in conto capitale, che rimane però teorica fino a che non si vendono le azioni. A garanzia dell’investitore, l’impresa mette a disposizione la sua patrimonializzazione, ovvero immobili e titoli di Stato detenuti in portafoglio. In relazione all’investimento in borsa possiamo avere tre diversi tipi di risparmiatore: a) il cassettista, che compra titoli che poi tiene nel “cassetto”, b)lo speculatore, c)il dinamico. Generalmente a ognuna di queste tre tipologie di investitori corrispondono esigenze economiche diverse e una differente propensione al rischio, più elevata per lo speculatore e più moderata per il cassettista.
Quanto rendono le azioni
Le azioni sono dei titoli a reddito variabile e il loro rendimento dipende essenzialmente dall’utile netto che le società quotate riescono a produrre e che decidono di distribuire ai loro azionisti. Il valore dell’azione è rappresentato dal suo valore sul mercato: esso è tanto più elevato quanto maggiori sono le prospettive per la società di continuare a fare utili. La remuneratività di una società quotata dipende anche dalla possibilità di conseguire un capital gain, ovvero un guadagno derivante dalla vendita di titoli azionari a un prezzo superiore a quello di acquisto.
Blue chips e Small cap
Anche all’interno di una stessa categoria le azioni non sono tutte uguali: rapportando infatti la capitalizzazione di una società alla capitalizzazione dell’intero listino si ottiene il peso relativo della società stessa. Le società con una capitalizzazione maggiore sono le cosiddette Blue Chips, quelle che possono contare su una più elevata affermazione tra il pubblico. Le 30 società con la capitalizzazione più elevata quotate sul listino milanese formano tra l’altro il Mib30, un indice di borsa appositamente pensato per valutare l’andamento dei titoli più gettonati di Piazza Affari.