Spesso sentiamo parlare di Sicav, che letteralmente sono delle “società di investimento a capitale variabile“, nate in origine in Francia e in Lussemburgo. Per evitare confusione riguardo alla loro definizione, facciamo chiarezza anzitutto dal punto di vista terminologico.
Le Sicav
Le Sicav funzionano di fatto come un normale fondo comune. Acquistando le quote di una Sicav, giuridicamente, si diventa soci della stessa: è dunque come acquistare azioni della società. Ciò è un vantaggio, perché permette di poter accedere alle assemblee della società e prendere la parola in qualità di socio-azionista. Ma, nelle Sicav, manca la distinzione netta tra patrimonio della società di gestione e il patrimonio del fondo. Infatti, come già accennato, le Sicav è un organismo a capitale variabile: infatti, il patrimonio che gestisce aumenta o diminuisce a seconda che crescano o diminuiscano i sottoscrittori, che possono entrare e uscire in qualsiasi momento. Le Sicav, poi, hanno un’altra particolarità rispetto ai fondi: si presentano nella forma di multicomparto, ovvero dentro un unico strumento vi sono vari comparti (azionario, obbligazionario…) al fine di permettere un più agevole accesso per il sottoscrittore dall’uno all’altro.
Fondi e Sicav lussemburghesi storici
Fondi e Sicav di diritto lussemburghese sono stati i primi strumenti di questo tipo venduti ai risparmiatori italiani. I primi strumenti di tale genere sono stati Fonditalia (nato nel 1968) e Capitalitalia, creata dal Credito Italiano in Lussemburgo nel 1969. ancora oggi tali fondi sono ben radicati nel tessuto italiano: sono in tutto e per tutto identici ai prodotti italiani sul piano fiscale (tassazione al 12,5%).
Fondi e Sicav esteri
Questi fondi di diritto estero, spesso di origine irlandese, ma anche lussemburghese, sono nati intorno alla fine degli anni ‘90. Già nel 2000 avevano ottenuto un successo senza precedenti. La preferenza da parte dei risparmiatori italiani nei confronti di questi fondi è sempre stata dettata dal fatto di essere sì fondi esteri, ma sempre armonizzati UE, e che pagano dunque un’imposta simile a quella italiana.
Le gestioni patrimoniali in fondi
Dal 1996 sono poi apparse in Italia le Gestioni Patrimoniali in Fondi (GPF) e le polizze vita unit linked, che investono in fondi più o meno come fanno i gestori patrimoniali in fondi.
Il prospetto informativo
Le domande che più spesso i sottoscrittori rivolgono ai promotori finanziari riguardano come investire il fondo, quali commissioni si pagano, quale commissione si deve pagare se si passa da un fondo a un altro…Una risposta esauriente a tutti questi quesiti viene fornita da un documento che pochi leggono e che invece dovrebbe quantomeno essere sfogliato. È il prospetto informativo, obbligatorio per legge, il quale contiene tutte le informazioni necessarie e utili per chi decide di affidare i propri risparmi a questo strumento. Leggendolo, a molti potrebbero venire in mente circostanze che non sono state nemmeno considerate quando si è parlato col promotore finanziario.
Come è suddiviso. Il prospetto si compone di due parti: la prima parte è dedicata alle caratteristiche generali del fondo, mentre la seconda va ad analizzare il rapporto tra rischio e rendimento del prodotto. Nella prima parte, inoltre, è anche descritto il cosiddetto “benchmark” ovvero l’indice o l’insieme degli indici presi a riferimento dal gestore del fondo. Questo benchmark dà la possibilità al sottoscrittore di verificare in maniera più efficace le capacità del gestore nel corso del tempo. Nella seconda parte del prospetto sono poi riportati e indicati un grafico a barre che illustra il rendimento del fondo e un grafico del benchmark negli ultimi dieci anni. Un dato particolarmente interessante presente in questa seconda parte è il rapporto percentuale, riferito agli ultimi tre anni, fra il totale degli “oneri invisibili” (quelli cioè a carico del fondo) e il patrimonio medio dello stesso. Gli oneri invisibili più rilevanti sono quelli “di negoziazione”: quindi, ad esempio, quei fondi che movimentano in misura maggiore il portafoglio avranno spese più alte.
Alcuni consigli pratici. Quando l’acquisto di fondi avviene tramite la vendita al domicilio del cliente vi sono sette giorni di tempo per poter chiedere la restituzione di quanto versato: si tratta del famoso “diritto di recesso“. A proposito del versamento, non dev’essere dimenticato il fatto che esso deve avvenire mediante assegni bancari o circolari non trasferibili intestati alla società di gestione del fondo: non si deve in nessun caso pagare con assegni intestati al promotore finanziario.
Il trattamento fiscale dei vari fondi
Le plusvalenze da Sicav estere si trattano sempre e comunque con la ritenuta del 12,5%: quindi le minusvalenze non possono essere dedotte da quelle plusvalenze. Per lo stesso strumento si hanno dunque due differenti categorie di redditi a seconda che vi sia stato un guadagno o una perdita (in caso di plusvalenza si avrà un reddito da capitale, se invece ci troviamo di fronte ad una minusvalenza si avrà un reddito diverso). Fino a quando le due categorie non potranno essere “compensate” sarà necessario “annacquare” le plusvalenze, quando ovviamente ciò sarà possibile: per operare in tal modo si potrebbe, ad esempio, passare a un altro comparto della Sicav.