Forse è davvero finita l’era dei giovani italiani “parcheggiati” stancamente all’università, eternamente fuori corso e lontani dalla laurea e da uno sbocco nel mondo del lavoro. La crisi ha rapidamente modificato lo scenario e i nostri studenti appaiono molto più determinati a completare in fretta e nel modo migliore il percorso di studi. Non che le occasioni per un posto di lavoro in Italia si siano all’improvviso moltiplicate, anzi, ma è mutato significativamente l’approccio degli studenti con il cammino universitario.
Almalaurea è un consorzio che rappresenta il 78% dei laureati del nostro Paese e cerca di indirizzarli al lavoro mediando con le istituzioni e le imprese. Nel suo rapporto traccia l’identikit di quello che è attualmente il laureato in Italia: è più giovane, conosce meglio l’inglese ed è disposto a fare un’esperienza professionale lontano da casa, preferibilmente all’estero. Insomma, sembrerebbe un laureato che somiglia molto più di prima ai suoi colleghi europei. Dal 2004 infatti, l’età media del laureato italiano si è abbassata di quasi due anni, da 26,8 a 24,9. Ma sorprende ancora di più il fatto che se nel 2001 gli studenti in regola con il percorso degli esami erano circa il 10%, oggi sono oltre il 40%.
Che sia cambiato proprio il feeling con l’università è dimostrato dal dato della frequenza alle lezioni, considerato che il 68% degli studenti segue oggi almeno i tre quarti degli insegnamenti previsti. Sono decisamente cresciute, inoltre, le esperienze con l’Erasmus, quelle con il tirocinio e lo stage all’estero, persino le trasferte e il trasferimento di residenza per ragioni di lavoro. Anche perché ormai sette laureati su dieci hanno un buon livello di conoscenza dell’inglese. Infine (purtroppo non potrebbe essere altrimenti) i neo laureati sono tutti maggiormente disponibili alla flessibilità lavorativa, al part-time e ai contratti a tempo.
In un quadro generale in cui la disoccupazione continua a crescere e si fa preoccupante anche il numero dei cosiddetti “neet”, cioè dei giovanissimi che non lavorano e non fanno formazione, i numeri di Almalaurea sono confortanti, soprattutto in chiave prospettica, se la ripresa cominciasse davvero e l’emorragia di posti di lavoro dovesse arrestarsi.
I ragazzi italiani oggi sanno che non c’è lavoro per tutti e di conseguenza la concorrenza è molto alta. Quindi, arrivare prima, più preparati e con esperienze extracurriculari, diventa fondamentale. Sanno anche che i bilanci familiari non sono più quelli di un tempo e i soldi investiti per la loro preparazione universitaria non vanno sprecati. E, nonostante il calo delle immatricolazioni negli ultimi dieci anni (-17%), non è andata smarrita la consapevolezza che la laurea sia ancora la garanzia migliore in un mercato del lavoro in grande difficoltà.